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Vigna03 Io, Raffaello Annicchiarico parto da un presupposto: salvaguardare la terra, le piante e l’uomo, lavorando con prodotti che non compromettono l’ambiente nella sua più ampia concezione, producendo dunque “vini naturali”.

Il mio lavoro:

Dopo aver lavorato come microbiologo in un centro di ricerca agroalimentare per diversi anni, ho deciso di tornare, alla mia formazione di agronomo ,  stabilendo un rapporto diretto con la terra, con le viti,  con le vigne e partendo da un presupposto:     salvaguardare la terra, le piante e l’uomo.

Il lavoro che cerco di portare avanti è recuperare vecchie vigne e antichi vitigni autoctoni, molti dei quali coltivati solo nel nostro piccolo areale di Castelvenere.  Recuperare un vecchio vitigno è come salvare un patrimonio culturale oltre che genetico di biodiversità.  L’approccio è quello di concepire una agricoltura che sia svincolata dall’uso della chimica e della tecnologia, dalla programmazione e costruzione dei vini per il mercato, per realizzare prodotti che seguono un gusto prevedibile, uniforme deciso dal mercato.

Sono convinto che bisogna farsi osservatori della natura e tutori dei luoghi e dei territori, producendo vini che la terra e la natura ci aiuta a realizzare; vini che possono presentare  una loro entusiasmante variabilità, diversità da annata ad annata spesso da bottiglia a bottiglia  perché la natura, per fortuna, è imprevedibile non è controllabile.

Proprio per queste motivazioni, i vini naturali sono sempre una nuova scoperta,  mettono a nudo nuove emozioni che ci riportano alla terra , all’erba nei filari,  alla fauna e flora del luogo, all’ecosistema nella sua complessità .  Bere questi vini signifca entrare nelle vigne e condividere il lavoro e gli sforzi della terra e della cultura contadina .

Le mie esperienze pregresse mi hanno portato a comprendere che  la vera conoscenza della natura,  passa per l’ essere vignaiolo, contadino….. .

Tempo, Terra e Storia

Produrre vino partendo dalle vigne, ci fa sentire, guardando la nostra bottiglia di vino e quasi dimenticando quel quotidiano contatto con la terra, di partecipare a un evento quasi magico, inafferrabile. Non pensi più al tempo che gli hai dedicato. Il lungo “tempo” (inteso come lunghezza del ciclo biologico delle viti), un tempo che non si può accorciare, ma può solo essere seguito attraverso le fasi di vita di un vigneto. Un tempo basato sull’osservazione continua del comportamento delle viti, relazionate all’imprevedibilità del ”tempo” (inteso come clima), alle piogge, ai geli, alle grandini, al sole, alla terra con cui le vigne interagiscono, alla preziosa vita nella terra fatta di tantissimi organismi viventi che si scambiano messaggi e che interagiscono a loro volta mediante rapporti simbiotici e antagonisti. Tale fondamentale vita rappresenta la “fertilità della terra”, che devi cercare di mantenere e rivitalizzare sempre di più.  Tutto questo crea l’esigenza di entrare in sintonia con il tempo, con la terra e con le vigne, e di trovare un proprio posto in quello che è l’ecosistema viticolo/terroir (terra/clima/vite) . Il “tempo” (inteso come tempo che scorre) non può essere modificato, lo devi attendere, affrontare e rapportarti con esso.  Solo dopo c’è il lavoro in cantina, la trasformazione dell’uva in vino, questo processo spettacolare, in cui dei piccoli microorganismi (lieviti e non solo) operano un complesso processo biologico. Da qui nasce un‘ altra storia, la storia del vino che prosegue il suo percorso, che si affina e matura.
Il tempo, l’attesa, il lavoro e la cura diventano elementi fondamentali perché un vino possa raccontare tutta questa storia.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi…

Voltaire